Gli Oscar premiano la disabilità
Da diversi anni il cinema affronta con sempre più convinzione (e con ottimi risultati artistici e di pubblico) temi legati alla disabilità, alla fragilità, alla “diversità”. Anche quest’anno gli Oscar hanno confermato questa tendenza. L’Oscar per il miglior film è andato a La Forma dell’acqua di Guillermo del Toro, film che vede come protagonista una donna delle pulizie muta. Ma le statuine “sociali” non si sono fermate lì. Il prestigioso riconoscimento è andato anche ad un’altra opera, The silent child, film premiato nella categoria cortometraggio biografico.
Il corto racconta la storia di Libby, una bambina sorda interpretata da Maisie Sly, una giovanissima attrice di sei anni sorda dalla nascita che si esprime solo in lingua dei segni. Il corto è diretto dal regista Chris Overton che per realizzare questo piccolo gioiello ha imparato la lingua dei segni. Lingua che ha utilizzato anche per “segnare” il suo discorso durante la premiazione agli Oscar: “Il nostro film racconta di una bambina sorda nata in un mondo di silenzio. E’ quel che accade: milioni di bambini in tutto il mondo vivono nel silenzio e affrontano barriere comunicative, sopratutto nell’accesso alla comunicazione. La sordità è una disabilità invisibile – ha aggiunto – Per questo voglio rivolgere il più grande ringraziamento all’Accademia, che ha permesso di mostrarla a un pubblico così ampio”.
Il corto, che vede accanto alla piccola protagonista l’attrice Rachel Shenton, è disponibile sulla piattaforma Vimeo per la visione privata.
La storia narra della piccola Libby che vive con i suoi genitori e due fratelli. La madre, sempre stressata dai suoi impegni e il padre, costantemente preso dal suo lavoro, cercano di dare a Libby gli strumenti che le consentano di avere soluzioni valide per affrontare la vita e il mondo. Sarà un’assistete sociale (interpretata dalla Shenton) a insegnare a Libby la lingua dei segni, permettendole di uscire dal silenzio e di comunicare.